Via Crucis – Venerdì 19 Marzo 2021

durante la pandemia del corona virus

Via Crucis

C. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Fratelli e sorelle, all’inizio di questo cammino riconosciamo nella passione di Gesù il segno del suo amore e apriamo il nostro cuore alla fiducia e alla speranza.

C. Dalla lettera di Paolo ai Romani
Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

L. Il mondo si è fermato. Un male invisibile si è sparso dappertutto.
Prima in un solo posto, lontano. Qui non arriverà.
Poi è arrivato e la gente ha cominciato a morire.
Si vorrebbe scappare, ma non c’è luogo sicuro.
E scappare non si può. La miglior difesa è rimanere in casa.
La casa da cui si scappava spesso perché la vita è fuori.
Il male ci costringe a stare dentro, a scoprire la vita dentro.
Tanto tempo per pensare, e vengono le domande.
Quando passerà? Quando possiamo tornare come prima?
È giusto tornare come prima?
Per cosa si vive se tutto è così fragile?
Tutta la potenza del mondo fermata da un virus.
Cos’è veramente in nostro potere?
Nella nostra fragilità, speriamo.
Alla ricerca di risposte
iniziamo con Gesù il cammino della croce,
il cammino della speranza.

C. Preghiamo:

O Dio, principio e fine di tutte le cose, che raduni tutta l’umanità nel tempio vivo del tuo Figlio, fa che attraverso le vicende, liete e tristi, di questo mondo, teniamo fissa la speranza del tuo regno, certi che nella nostra pazienza possederemo la vita. Per Cristo nostro Signore.

I Stazione: Gesù condannato a morte

C. Essi urlarono: Sia crocifisso. Pilato lo consegnò perché fosse crocifisso.

L. Condannato perché qualcuno ha gridato più forte.
Condannato senza prove, perché troppo scomodo.
Condannato non per il male, ma per il bene fatto.
Il bene per qualcuno è più insopportabile del male.
Condannati a morte senza un motivo, senza un perché,
solo perché contagiati da un virus
senza essersene accorti.
Quante condanne innocenti nel nostro mondo.
E quante condanne definitive, a morte, per chi ha fatto del male.
C’è speranza dopo il male? O non si può più tornare indietro?
Per innocenti e colpevoli
Gesù è stato condannato per dare speranza.
La speranza di una assoluzione, la speranza di un ravvedimento.
La speranza di una vita che può riprendere dalla solitudine
perché si può ricostruire sulla base di una nuova solidarietà.

C. Perché il Signore ci doni forza nel momento della testimonianza, preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci o Signore.
– Perché nei momenti di difficoltà, anche quando siamo giudicati male, non venga mai meno la speranza, preghiamo.
– Perché il Signore ci doni sempre una parola vera con la quale edificare il prossimo, invece che condannarlo, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

II Stazione: Gesù riceve la croce

L. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del cranio, detto in ebraico Golgota.

L. Non basta essere condannati a morire in croce.
La croce bisogna anche portarsela.
Portandola, si ha tempo di familiarizzarsi
con il legno a cui si deve essere inchiodati.
Ma non è bella la croce da portare.
Lo sappiamo bene e cerchiamo di evitarlo il più possibile.
Alla fine, però, non si può proprio evitare.
È inutile scappare e la croce è là davanti a noi, dentro di noi.
La croce della malattia, che arriva all’improvviso e cambia la vita.
Questa polmonite passerà, speriamo.
Cosa avrò imparato?
Noi costruiamo le nostre speranze lontano dalle croci, senza le croci.
Gesù ci insegna che la croce invece va presa,
che la speranza che porta frutto
è quella che fiorisce dalla fatica di portare la croce.

C. Chiediamo al Signore la forza di seguirlo sulla via della croce e diciamo insieme: Guidaci Signore.
– Perché possiamo comprendere che solo attraverso la sofferenza arriviamo alla gioia, preghiamo.
– Perché sappiamo aiutarci gli uni gli altri a portare la nostra croce, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

III Stazione: Gesù cade la prima volta

C. Cristo Gesù umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.

L. Non è facile portare la croce. Prima o poi si cade.
A volte si cade per la fatica, perché proprio non se ne può più.
A volte si cade per ribellione, perché non è giusto quello che ci è capitato.
A volte si cade per debolezza, perché la tentazione è grande.
Spesso si cade per indifferenza,
basta che stia bene io, gli altri si arrangino.
Sempre si cade perché si è soli.
Soli perché non si è voluto dir niente a nessuno,
soli perché non si vuole dipendere dagli altri,
soli perché si pensa di essere più bravi, di non aver bisogno.
Soli perché ognuno ha i suoi affari a cui pensare.
Gesù è caduto perché chi cade non pensi di essere solo.
Perché anche se si inciampa ci si può rialzare.
La speranza di rialzarci vive
se si ha il coraggio di chiedere aiuto,
se si ha il coraggio di offrire aiuto.
Questo periodo di solitudine forzata
è un’occasione per capire
quelli che sono soli non per un mese, ma per anni.
La speranza viene da colui che è caduto ed ha continuato a portare la croce.

C. Il Signore Gesù ha preso su di sé le nostre sofferenze per ricondurci al Padre. Preghiamo insieme e diciamo: Abbi pietà di noi, Signore.
– Per quanti si sentono oppressi dal male e dalla solitudine, preghiamo.
– Per coloro che, per le difficoltà e la tristezza, sentono venire meno la speranza, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

IV Stazione: Gesù incontra sua madre

L. Simeone disse a Maria: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, ed anche a te una spada trafiggerà l’anima.

L. Ha voluto andarsene e non l’hai fermato.
Da tempo avevi capito che aveva un destino suo.
Non sapevi per che cosa, ma sapevi che non potevi interferire.
Ti ha dato preoccupazione, quella sua vita raminga.
Aveva un lavoro sicuro, ma ha voluto mettersi in strada, di paese in paese.
Hai cercato di riportarlo a casa ma invano.
Alla fine, non hai resistito e l’hai voluto seguire.
Il presentimento che potesse finir male c’era sempre stato,
ma non te l’aspettavi così, incontrarlo sulla via del patibolo.
Quante madri hanno visto la vita dei figli rovinata.
Ma si rimane sempre madre.
Non c’è niente che si può fare, ma si può far sapere che si è presenti.
Madri rimaste senza figli, figli senza madri,
morte da sole, in un letto di ospedale, senza poter dire addio
Ma c’è ancora speranza se qualcuno sa adottare un figlio,
se qualcuno sa adottare una madre.
Il nome della speranza è spesso presenza.

C. La Vergine Maria, sotto la croce, è divenuta per noi segno di consolazione e di sicura speranza. Confortati dalla sua intercessione, preghiamo insieme e diciamo: Salvaci, Signore.
– Perché le madri non si perdano mai di coraggio, e non si stanchino di voler bene, preghiamo.
– Perché da Maria impariamo a restare vicino a chi soffre, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

V Stazione: Il Cireneo aiuta Gesù a portare la croce

C. Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.

L. Non si aspettava di trovare qualcuno dalla sua parte su quella strada.
I condannati sono oggetto di dileggio e riprovazione.
Se viene portato al patibolo vuol dire che se lo merita.
Con quella gente non serve pietà, ci vuole fermezza.
Tra i tanti sulla via magari c’erano anche quelli che dicevano:
poveretto, cosa ha fatto di male, non se lo meritava.
Ma non hanno fatto niente, pietà a parole, non con i fatti.
L’uomo di Cirene non aveva intenzione di immischiarsi,
aveva le sue occupazioni e preoccupazioni.
Cosa c’entrava lui con quel condannato?
Quella croce è stato costretto a portarla.
Costretto, ma l’ha portata.
Tanti cirenei hanno risposto alla pandemia.
Medici, infermieri, autisti di ambulanze,
e tanti sotto la croce ci sono rimasti.
In molti abbiamo avuto solo buoni sentimenti.
Ci sono tante difficoltà per tutti, tutti hanno bisogno,
ma la speranza si chiama solidarietà.
Spesso non diamo solidarietà perché non ci viene spontaneo.
Abbiamo bisogno di qualcuno che ci costringa.
Ma tutti possono dare solidarietà, non solo chi viene da Cirene.

C. Il Signore vuole che offriamo il nostro servizio per il bene del prossimo. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, Signore.
– Per quanti soffrono, perché possano incontrare persone generose che diano loro sostegno e conforto, preghiamo.
– Per tutti gli operatori sanitari e quanti si impegnano nel servizio per i fratelli ammalati, per tutti i volontari, perché non si stanchino di essere a servizio dei più bisognosi, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

VI Stazione: La Veronica asciuga il volto di Gesù

C. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi; non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, come uno davanti al quale ci si copre la faccia.

L. Non è rimasto niente di bello in lui.
Le percosse, i lividi, le ferite, il sangue che cola dalla corona di spine.
Fa ribrezzo solo a guardarlo.
Ma c’è chi non accetta che quello sia il vero volto.
Basta asciugarlo e torna a rivelare il suo splendore.
Il volto è la via per l’incontro, nel volto dell’altro capisco chi sono;
lui si rivela a me e io a lui.
Se distolgo gli occhi dal volto di qualcuno
distolgo gli occhi da me.
I volti ora sono coperti dalle mascherine.
A qualcuno, costretto a portarle per ore, lasciano il segno.
Dietro le mascherine sembriamo tutti uguali.
Ma non sono mascherine per nasconderci,
sono per proteggerci, per proteggere.
Dietro le mascherine rimane la dignità,
che può essere graffiata, può essere deturpata,
ma non può essere perduta.
Dietro le mascherine possiamo chiederci:
chi sono veramente io, chi sei veramente tu?
Al di là delle apparenze impariamo ad ammirare
La bellezza che è nel cuore di ciascuno.
La speranza ha bisogno di una mascherina,
per tornare a rivelare il suo splendore.

C. Apriamo il cuore all’amore del Padre che si è rivelato a noi in Gesù e diciamo insieme: Mostraci il tuo volto, Signore.
– Perché nel volto di chi soffre sappiamo scorgere il volto di Gesù, preghiamo.
– Perché nessun volto ci appaia così sfigurato da distogliere il nostro sguardo, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

VII Stazione: Gesù cade la seconda volta

C. Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità.

L. Se la prima volta si cade perché si inciampa,
la seconda si cade perché le gambe non reggono.
Troppo ardua la salita, troppo poche le forze.
Troppo correre in questa vita
alla ricerca del successo, dell’affermazione, del benessere.
Correre perché tutti corrono, correre perché non si può fare a meno,
chi si ferma è perduto.
Poi si guarda indietro e si è perso tanto:
gli amici, la famiglia, i figli.
E si crolla a terra.
Il virus ci ha fermati. Ci ha dato tempo
per pensare a noi stessi, tempo per la famiglia,
tempo per stare con Dio.
Tempo di riprendere le forze,
perché poi il cammino non sarà meno duro.
Non basta una seconda caduta a fermare l’uomo della croce.
Il virus ha intaccato i nostri risparmi,
ha reso più povero chi già era povero.
Adesso che tutto è fermo, sembra che abbiamo perso tutto.
Non è vero che si è perso tutto se ancora si può andare avanti,
se ancora si può contare su un pezzo di strada da fare.

C. Il Signore si è fatto povero per arricchirci. Preghiamo perché sappiamo fare un buon uso dei beni di questo mondo e diciamo: Ascoltaci, Signore.
– Perché le fatiche nostre e altrui non siano un’occasione di scoraggiamento ma l’invito a un maggior impegno, preghiamo.
– Perché non riponiamo la nostra speranza in ciò che passa, ma sappiamo essere generosi con chi si trova nel bisogno, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

VIII Stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme

C. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”.

L. Lo conoscevano, l’avevano visto, l’avevano ascoltato.
Nessuno parlava come lui. Ed ora: guarda che fine.
Che strazio per un uomo così giovane essere portato a morte,
che strazio quel camminare verso quella morte.
Povera madre, che brutta fine quel figlio.
Che brutta fine per tanti figli:
figli senza speranza di lavoro, di sistemazione;
figli che non vanno d’acordo, figli separati;
figli che non tornano, figli che non si ricordano.
Adesso che sono a casa,
è il momento per ascoltare i figli,
per parlare con i figli.
Senza le loro distrazioni, forse ascoltano,
forse anche le madri ascoltano.
I figli sono la speranza delle madri.
Ma bisogna imparare ad essere figli per essere speranza.
Essere figli vuol dire cercare strade nuove, non nuove esperienze.
Essere figli vuol dire saper restituire l’amore che si è imparato.
Essere figli vuol dire non darsi per vinti,
neanche quando la pandemia ci costringe a casa.

C. L’amore di Dio è più forte delle nostre lacrime, per questo lo invochiamo: Soccorrici, Signore.
– Perché sappiamo essere di esempio ai giovani e spronarli a una vita di coraggio e donazione, preghiamo.
– Perché i giovani sappiano impegnarsi a superare le difficoltà e a non abbandonare i progetti di vita al primo ostacolo, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

IX Stazione: Gesù cade la terza volta

C. Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. Chi infatti vuol salvare la sua vita la perderà, ma chi perderà la sua vita per me la salverà.

L. Dopo le altre cadute c’è sempre stato un incontro, una speranza.
Questa volta non c’è più nessuno. Tutti si sono dati per vinti.
Ormai è arrivato, ormai la condanna sta per essere eseguita.
Stavolta è caduto faccia a terra, siamo allo stremo;
ma non manca più molto ormai.
Però, che solitudine. Non c’è più nessuno intorno.
La solitudine delle strade, delle piazze,
rese deserte dalla fuga dalla pandemia,
ci interroga sulla qualità dei nostri incontri.
Ora che non ci sono, quali incontri mi mancano?
Gli incontri che mi aiutavano a fuggire, a dimenticare, a non pensare?
Incontri con qualcuno per evitare me stesso, per evitare qualcun altro.
I mei incontri mi rendono più solidale o più indifferente?
In un mondo dove comunicare e incontrarsi è così facile,
è così facile anche evitarsi.
Evitiamo soprattutto gli sguardi che chiedono,
evitiamo i colloqui che impegnano, evitiamo di essere coinvolti.
Possiamo anche dare, purché non ci coinvolga.
Troppe tragedie veniamo a conoscere oggi
e la nostra capacità di compassione è affaticata.
Ma forse stavolta è diverso, stavolta siamo tutti coinvolti.
La speranza continua a vivere
se continua a vivere il senso di compassione,
se da indifferenti diventiamo differenti perché ci lasciamo coinvolgere.

C. Il Signore si è fatto nostro fratello nella sofferenza, per questo possiamo ricorrere a lui con fiducia: Salvaci, Signore.
– Perché non cadiamo nell’indifferenza ma sappiamo conservare un cuore che si sa commuovere, preghiamo.
– Perché non spegniamo mai nel nostro cuore la speranza che il Signore realizzi ogni sua promessa, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

X Stazione: Gesù è spogliato delle sue vesti

C. I soldati spogliarono Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato; la tunica, invece, poiché era tessuta tutta d’un pezzo, la tirarono a sorte.

L. Piano piano gli stanno togliendo tutto.
Gli hanno tolto la libertà portandolo in catene davanti a un tribunale.
Gli hanno tolto la verità, condannandolo ingiustamente.
Gli hanno tolto gli amici, terrorizzati per la propria sorte.
Ora gli tolgono i vestiti, e con i vestiti il rispetto.
A che servono i vestiti per uno che deve morire?
Quanto superfluo c’è nella nostra civiltà,
superfluo che dobbiamo eliminare in fretta
per continuare a produrre a smerciare e a vendere.
Le cose nuove invecchiano in fretta, la moda passa,
e tutto viene presto scartato.
Ma non facciamo scarto solo dei vestiti.
Scartiamo le persone che sono meno produttive,
gli anziani, gli invalidi.
Il virus ha colpito soprattutto gli anziani.
Ci ha tolto qualcosa o ci ha liberato da un peso?
Ci sono pochi respiratori, i medici devono scegliere
e scelgono di lasciar andare gli anziani.
Che speranza è quella che discrimina tra giovani e anziani?
Non si toglie solo speranza, si toglie rispetto.
Colui che viene denudato prima di essere crocifisso
ci dice che vuole dare speranza a chi è rimasto senza rispetto.

C. Ogni peccato contro la dignità dell’uomo ferisce il cuore di Dio. Consapevoli delle nostre colpe, diciamo insieme: Perdonaci, Signore.
– Perché venga preservata sempre e in ogni modo la dignità della persona, anche se non produttiva, anche se anziana, preghiamo.
– Perché riscopriamo nella pazienza del Signore il segno del suo amore infinito per noi, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

XI Stazione: Gesù è inchiodato alla croce

C. Quando giunsero al luogo detto Golgota, là crocifissero lui e due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: padre perdonali, perché non sanno quello che fanno.

L. Adesso che è inchiodato non c’è più niente da fare.
Non aveva mai pensato di scappare, era per questo che era venuto.
Ma ora proprio non c’è più nessun dubbio.
Basta camminare per i villaggi di Galilea,
basta prendere la barca sul lago,
basta toccare i malati e guarirli.
Quanti malati in questi giorni
inchiodati come Gesù, inchiodati al loro letto.
Malati che non possono più muoversi,
malati che non riescono neanche a parlare,
malati che comunicano solo con gli occhi.
Malati senza nessun familiare intorno.
È stata inchiodata anche la speranza?
L’uomo inchiodato in croce si è fatto come loro,
per dire che la speranza non può essere inchiodata.
Per dire che anche immobili si può ancora fare,
perché si può donare.
È quando si deve ricevere tutto che si può donare.

C. La parola di Dio alimenta in noi la speranza, perché non disperiamo mai della misericordia di Dio. Preghiamo insieme e diciamo: Salvaci, Signore.
– Per coloro che sono tentati di farla finita, perché siano toccati dalla speranza che viene dal Crocifisso, preghiamo.
– Per quanti si sentono inutili, perché esperimentino che in ogni condizione di vita si può testimoniare l’amore di Dio, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

XII Stazione: Gesù muore in croce

C. Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre Gesù gridò a gran voce: “Eli’, Eli’, lemà sabactani?” che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”. Gli altri dicevano: “Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!”. Ma Gesù, emesso un alto grido, spirò.

L. Si fece buio. Erano le ore di maggior luce, come mai tutto questo buio?
Buio fuori e buio dentro. Il buio della solitudine, il buio della paura.
Cosa fa la madre lì vicino? Perchè le ho dato questa sofferenza?
E il Padre non si sente, il Padre che mi ha mandato.
Il Padre mi ha abbandonato.
L’abbandono toglie ogni speranza.
L’abbandono della terra, l’abbandono della famiglia,
l’abbandono degli amici, l’abbandono di chi ama.
Reclusi in casa per evitare la pandemia
ci sentiamo abbandonati?
Chi si è ricordato di noi,
di chi ci siamo ricordati?
Cristo in croce è rimasto solo con due malfattori.
Abbandonato da tutti, ha trovato solidarietà in uno di loro.
Uno che aveva capito che, anche se in croce,
quel galileo poteva ancora fare qualcosa.
Anche se siamo abbandonati,
c’è sempre qualcosa che possiamo fare per qualcuno.
Non importa se non è uno che se lo merita.
Usciamo dall’abbandono volgendo lo sguardo a chi è crocifisso con noi.
E in quello sguardo, neanche Dio può diventare assente.
Per questo la speranza non può essere crocifissa.

C. Con la sua morte Gesù ci dona la vita e riapre i nostri cuori alla speranza. Preghiamo insieme e diciamo: Confidiamo in te, Signore.
– Per coloro che si sentono lontani da Dio, perché possano volgere lo sguardo a colui che è stato trafitto come alla sorgente di vita e di grazia, preghiamo.
– Perché impariamo a riporre unicamente in Cristo ogni nostra speranza, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

XIII Stazione: Il corpo di Gesù viene affidato alla madre

C. Venne Giuseppe d’Arimatea, illustre membro del Consiglio, il quale aspettava anch’egli il regno di Dio; e, fattosi coraggio, si presentò a Pilato e domandò il corpo di Gesù. Quindi comprò un lenzuolo e, tratto Gesù giù dalla croce, lo avvolse nel panno.

L. Sulla croce è stata la fine. Ma la fine non è per sempre.
Dopo la fine torna un po’ di compassione, un po’ di pietà.
Torna il rispetto, quello che non si nega neanche ai malfattori quando sono morti.
La croce è brutta, è vergognosa, è crudele.
Non è un posto dove restare per sempre.
Ma c’è un posto dove si possa restare per sempre?
Quanti posti verranno persi a causa del coronavirus?
Posti di lavoro, posti di prestigio, posti di svago.
E con loro posti ancora più importanti:
posti per vivere, posti nel cuore di qualcuno.
Non c’è posto neanche in ospedale e si finisce in tenda.
Perdere il posto è come perdere la speranza.
Ma a quale posto porta la speranza?
Porta nella braccia di qualcuno
che sappia sciogliere le corde, staccare i chiodi.
Troppa gente rimane in croce per troppo tempo,
perché alla croce ci si può anche abituare.
L’uomo della croce è stato deposto
per insegnarci che nessuno deve rimanere in croce.

C. Dall’alto della croce Gesù ci attira a sé per donarci un cuore nuovo. Preghiamo insieme e diciamo: Donaci, Signore, un cuore nuovo.
– Perché non rimaniamo prigionieri delle nostre difficoltà, ma abbiamo il coraggio di affrontare le difficoltà della libertà, preghiamo.
– Perché sappiamo comprendere quanto siano preziose ai tuoi occhi le nostre sofferenze, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

XIV Stazione: Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro

C. Nel luogo dov’egli era stato crocifisso c’era un giardino, e in quel giardino un sepolcro nuovo, dove nessuno era ancora stato deposto. Là dunque deposero Gesù.

L. È cominciato nello strepito: lo strepito di spade e bastoni,
lo strepito di interrogatori e richieste di condanna,
lo strepito di insulti sotto la croce.
Ora è tornato il silenzio, il silenzio del sepolcro.
Il silenzio delle vie senza vita nella città deserta,
e un senso di angoscia: e dopo?
Nel silenzio si prepara la vita nuova.
La vita nuova nasce dalla speranza che nessuna morte è vana,
nasce dalla certezza che l’alba sorge anche sui negozi chiusi,
sulle fabbriche vuote, sulle strade deserte.
La vita nuova nasce dal cuore nuovo,
che si è rigenerato nella morte all’egoismo e all’indifferenza.
Nasce dalla certezza che il sepolcro non è rimasto chiuso,
che neanche il sepolcro è un posto per sempre.
Il posto per sempre è andato a prepararcelo l’uomo della croce.
Il posto è stare con lui, è stare con gli altri,
quelli che insieme a noi hanno fatto il cammino della croce,
quelli che si sono fermati, che si sono persi per strada,
che sono scappati per paura, o hanno finito il cammino
magari solo perché costretti.
Il posto per sempre lo prepara la speranza
e per chi si ama è già cominciato ora.

C. Il Signore Gesù ci dona la speranza di una vita felice nel seno del Padre. Preghiamo insieme e diciamo: Accoglici nel tuo regno, Signore.
– Perché il nostro sguardo non si fermi mai alle realtà di questo mondo, ma sappiamo avere fede nella promessa di vita che il Signore ci ha rivolto, preghiamo.
– Perché la morte non ci getti nello sconforto, ma sappiamo aprirci alla parola di Dio anche contro ogni speranza, preghiamo.

Santa Madre, deh voi fate…

Congedo

C. Abbiamo accompagnato Gesù sulla via della croce.
Ci è sembrato di essere soli, perché non si può stare insieme,
il pericolo di contagio è anche sulla vita della croce.
Ma al di là delle distanze prescritte,
dietro le mascherine sul volto,
molti altri hanno camminato con noi.
E abbiamo trovato Gesù che ci accompagna
sulle nostre vie, irte di croci piccole o grandi.
Al termine della via non ci sentiamo abbandonati,
sentiamo che abbiamo speranza
perché nella morte del Figlio di Dio la morte è stata distrutta,
perché nel dolore di Dio che mette il Figlio in croce
il nostro dolore è ridimensionato e redento,
perché nell’amore di Dio che si rivela Padre dandoci il Figlio
noi ci sentiamo figli e al Padre diciamo…

Padre nostro

C. Preghiamo:
Signore, la via della croce
è per noi via di speranza,
perché siamo certi che la vita è più forte della morte,
perché siamo certi che siamo fatti per la risurrezione.
Nell’attesa della tua Pasqua
rendici capaci di risorgere dalla nostra mediocrità
e dacci la possibilità di essere strumento di resurrezione
per coloro che incontriamo sul nostro cammino.

Per Cristo nostro Signore.